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“Insegnate che no significa no” – Estratto da “Mio figlio è femminista” su Il Fatto Quotidiano

Estratto da “Mio figlio è femminista. Crescere uomini disertori del patriarcato” di Monica Lanfranco (Vanda edizioni), su Il Fatto Quotidiano

Insegnate che ‘no’ significa no
Cresciamo in una cultura ancora in grande prevalenza pervasa da influenze culturali patriarcali misogine e, di conseguenza, rischiamo di educare le persone giovani che abbiamo accanto trasmettendo, in particolare ai nostri figli maschi, un pregiudizio atavico: quello secondo il quale le ragazze e le donne dicono di no alle avances e alle proposte sessuali, ma in realtà questo loro rifiuto è ambiguo, e in parte si tratta di un sì solo rimandato, che quindi potrebbe essere anticipato con qualche ‘forzatura’.

Sembra un dettaglio di poco conto ma attenzione: il pericolo molto concreto è che passi il messaggio che le femmine umane, oltre a non essere per nulla chiare e autonome rispetto ai loro desideri e decisioni, siano creature un po’ incerte e quindi da ‘accompagnare’, magari con una spinta un po’ rude, soprattutto nelle faccende sessuali.

Si tratta di un ben misero scenario relazionale, nel quale gli uomini sarebbero predoni costantemente in caccia di donne all’apparenza riluttanti ma in realtà vogliose, che di conseguenza descrive, e rende lecita, l’ottima probabilità di una sessualità tossica e impositiva da una parte e arrendevole e mai limpida dall’altra.

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Basta lacrime – Storia politica di una femminista

Articolo di Alessandra Macci originariamente apparso qui .

Basta lacrime – Storia politica di una femminista-1995-2020 Vanda Edizioni 2022 di Alessandra Bocchetti, figura autorevole del femminismo italiano e presidente per molti anni del Centro Culturale Virginia Woolf di cui è stata tra le fondatrici, è un libro di grande interesse che raccoglie interventi, lettere, articoli, saggi scritti dal 1995 al 2020, anni in cui il femminismo della differenza si afferma sempre più come filosofia, politica e pratica quotidiana. Basta lacrime è un invito, una “chiamata” che tiene insieme pratica politica e pensiero delle donne, a non lasciarsi considerare sempre oppresse, perseguitate, osteggiate e danneggiate dal sistema patriarcale. Basta lacrime dice Bocchetti è un invito a uscire dalla trappola del vittimismo e a far leva, a prendere coscienza della grande forza che hanno le donne. E’certamente spiazzante per la storia e per l’esperienza troppo a lungo inespressa anche dalle donne stesse. Ragiona su dualismi quali: violenza-forza; declinata anche come debolezza/forza; bisogni-desideri; potere-potenza; autorità-potere; ordine-disordine; civiltà degli uomini-civiltà delle donne. E racconta le parole del femminismo: il privato è politico; il partire da sé; il diritto alla felicità. Si sofferma sul perché è importante passare dalla civiltà dell’uno alla civiltà del due che rappresenterebbe un cambiamento epocale, il tanto auspicato cambio di civiltà. Pone criticamente il tema dell’utero in affitto affermando che si sta operando sul corpo delle donne uno sfruttamento peggiore di quello operato sulla classe operaia. Non dimentica la pandemia, la fragilità e il bisogno di attenzione, cura ed amore espressa dalle donne in quella tragica fase. Ai dualismi, alle parole del femminismo, alle critiche alla politica dei partiti e delle istituzioni l’autrice in e cerca di offrire un terreno di confronto e di lavoro politico. Lo fa percorrendo la storia del movimento delle donne, del femminismo della fine degli anni sessanta, a partire dalle lotte che hanno segnato il femminismo della differenza e quello di Stato. Ricorda la grande manifestazione del 13 febbraio 2011 quando il paese da spettacolo da basso impero e le prime pagine dei quotidiani sono piene delle performance sessuali del Presidente del Consiglio. Ma quel giorno le donne danno al Paese una grande lezione di civiltà. E la Bocchetti intervenendo alla manifestazione in Piazza del Popolo gremita, esordisce con un “Bentornate”. E conclude con: “Buona fortuna a tutte, perché anche la fortuna ci vuole!” Basta lacrime dunque.

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Le donne e i veri tabù sulle pari opportunità. Lettera a Roccella

Al direttore – Gentile ministra Roccella, affrontiamo prima i due argomenti che di questi tempi sembrano al centro del mondo. Primo: come vede la chiamo ministra. Che di una donna voglia usare per sé il maschile è solo segno di quella miseria che si attacca tristemente alla pelle delle donne quando sentono di non avere storia. Un gesto ai miei occhi drammatico e triste. Secondo: sono proprio d’accordo con lei, l’aborto è il lato oscuro della maternità. Ma non è il solo. La maternità può essere oscura in sé quando non è desiderata. Può essere un abisso. Disgraziato chi viene al mondo senza il desiderio della madre.

Per questo considero l’aborto una necessità prima che un diritto. L’autorizzazione ogni donna l’ha presa dalla storia delle donne a fronte di ogni interno promesso o prigione minacciata e questo sarà sempre così. Ho letto che ha accettato il suo incarico volentieri perché il ministero delle pari Opportunita e stato un ministero voluto dal movimento femminista. Mi permetto di correggerla. Non è stato così.

Noi femministe non abbiamo mai chiesto un ministero delle Pari Opportunità. Dal primo momento in cui fu costituito lo abbiamo considerato un luogo pericoloso e ambiguo. Si dava alle donne l’idea che finalmente avessero una “stanza tutta per sé” e di questo avrebbero dovuto essere contente e soddisfatte. In realtà si voleva creare un mondo a parte delle donne, metterle in un angolo. Non era un’apertura, era un recinto. Le pari opportunità sono state la risposta delle istituzioni alla grande creatività del femminismo, il modo di arginare la sua grande potenza. Io lo chiamo femminismo di Stato.

Le donne non sono una categoria, una minoranza, sono fondanti della società, che infatti senza donne non esisterebbe, a loro, in quanto cittadine libere e contribuenti, spettano tutti i ministeri, quello del lavoro, quello della sanità, quello dell’economia, quello dell’istruzione…insomma tutti. Così scrivevo nel 1996 alla ministra Finocchiaro, parlando di questo imbroglio. Da allora a oggi questo Ministero, che non ha fatto cose da ricordare, è stato sempre senza portafoglio e questo la dice lunga. La Ministra sempre si deve arrabattare a elemosinare fondi di qua e di là. Così i progetti diventavano progettini, convegni convegnucci e le ambizioni si fanno piccole piccole. Per lei ministra Roccella mi sembra anche che il carico si sia appesantito perché alle pari opportunità sono state aggiunte natalità e famiglia, due carichi pesanti.

Quindi la mia raccomandazione vale anche per lei: non si arrenda all’imbroglio del “mondo a parte”, per di più povero in canna, le donne non lo meritano. Anche perché adesso le donne sono cambiate e non si chiedono più se sono capaci di fare quello che fanno gli uomini ma cominciano a pensare di saperlo fare meglio.
Siamo oltre le pari opportunità. Si avvicina il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza alle donne. Si celebra dappertutto, soprattutto nelle scuole. Lei vedrà giovani ragazze truccate con occhi neri, bocche cucite da filo di ferro, teste spaccate, sangue e anche manifesti per la città, con immagini orrende.
Difficile camminare quel giorno con una bambina per mano, ma anche con un bambino, che possono chiederti cosa significa e tu non vuol rispondere, perché il messaggio che è sotteso a tutto questo è “Potrebbe succedere anche a te”. Perversamente sta diventando una festa, io lo chiamo il nostro Halloween. È la grande giornata del soggetto per eccellenza del femminismo di Stato: la vittima. Quel giorno tutte le donne diventano vittime, di chi non si dice.

Possibile non ci si accorga dell’ambiguità di tutto questo? La violenza alle donne è una tragica realtà a cui si deve porre rimedio ma non è un tema politico. Eppure tutti i partiti non sanno fare che questo, il perché è chiarissimo a chi lo sa vedere: la donna vittima, in realtà, rassicura tutti che nulla sta cambiando veramente e che l’ordine patriarcale della società non corre ancora alcun pericolo. La politica celebra proprio questo, anche se non lo sa. Io potrei suggerirle di istituire un minuto di silenzio da osservare nelle scuole, negli uffici pubblici, contro la violenza degli uomini sulle donne. Ma avrebbe difficoltà a fare passare questa proposta. Passerebbe invece la versione alleggerita, un minuto contro la violenza alle donne. Violenza anonima. Sono molto contenta che lei si dichiari femminista perché allora si accorgerà della falsa politica e lavorerà non sulla debolezza delle donne, non sulla loro vulnerabilità – siamo tutti vulnerabili – ma sulla loro forza che è immensa. Poche femministe sono entrate nei palazzi e debbo dire che non hanno fatto granché, presto prese in una logica estranea, costumi e usi che toglievano loro la parola piuttosto che darla. Spero non sarà così per lei. Comunque sarà difficile. Sa perché?

Perché le donne non hanno bisogno di pari opportunità ma di opportunità in più. Bisogna saper fare delle ingiustizie per loro, uscire dall’idea di risarcire le donne ed entrare nell’idea di investire su di loro per una vita dignitosa per tutti. Ma le difficolta sono due, molto grandi. La prima è che gli uomini sono vecchi e non sono pronti alla libertà delle donne e sono attaccati al potere, magari non per cattiveria, ma per abitudine. Qualsiasi obbrobrio della storia, e ce ne sono stati tanti tutti prodotti dalle loro decisioni, non li ha mai disautorizzati al potere. La seconda è riuscire a far guardare alle donne l’umanità, come un contadino guarda un campo al grano, come a una loro opera. Se le donne non trovano in se stesse il senso grande di essere al mondo, poco potrà cambiare. Questo significa riuscire a superare fatti i secoli di negazione, di emarginazione, umiliazione, ignoranza che hanno fatto credere alle donne di essere meno, di essere umanità minore e che le ha fatto pensare, come unica via per fuggire da un destino pesante, di volere essere uguale agli uomini, perdendo il senso prezioso della loro differenza e la loro storia e la loro forza. Ministra Roccella si metta all’ascolto delle giovani donne che per vivere fanno tre o quattro lavori contemporaneamente, che Dio sembrerebbe averle abbandonate, che la Patria con loro è più che avara e che la Famiglia per loro è un sogno impossibile. E sia così brava da riuscire a capire quello che le donne stanno dicendo senza parole. Tra i suoi mandati c’è la natalità. Le donne fanno meno figli, è un fatto.

Questo mette in pericolo la società tutta, la sua sopravvivenza. Se da femminista guarda a questo, saprà capire che non fare figli è il giudizio più severo che le donne danno a questa società, alla sua organizzazione, alle scelte delle sue priorità. Fare figli per le donne non è più un destino, è una scelta e la sentenza è amara per tutti. Questa è la guerra delle donne, che non è come quella degli uomini che fa morti. La guerra delle donne non fa più vivi. Quindi c’è da mettere mano a tutto, lavoro, sanità, scuola, casa, imprese, organizzazione della vita… Sarà così coraggiosa da mettere bocca dove non è prevista la sua voce? Da presentarsi dove non è aspettata? Perché questo deve fare, uscire dall’angoletto che le hanno riservato e trasformare il suo ministero in un laboratorio operoso al lavoro per una diversa visione della società senza servi né serve, lavoro che sicuramente gli altri ministeri non si sognano di fare, né ne sarebbero capaci.

Le auguro buon lavoro.

Alessandra Bocchetti, scrittrice

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“Basta Lacrime” su D di Repubblica

Un femminismo senza piagnistei. Militanza, battaglie, sapienza e nessun vittimismo: gli scritti di Alessandra Bocchetti. A cura di Nadia Fusini.

Sì, BASTA lacrime! Ha ragione Alessandra Bocchetti, intellettuale femminista, a intitolare cosi il suo libro, che è, come suona il sottotitolo, la Storia politica di una femminista, e raccoglie interventi e saggi e prose di vario genere, alcune anche intime, lettere, appunti, diari, di un arco di tempo che va dal 1995 al 2020, quindi dal suo e nostro passato prossimo al presente.
Il libro esce per una casa editrice libera e benemerita, Vanda Edizioni, che nel suo catalogo sfoggia tra le scrittrici italiane Lonzi, Mafai, Rossanda, tra le straniere Robin Morgan, Lou Salome.. Se si concentra sulle donne, è perché il mondo ha sempre più bisogno della sapienza femminile, ci spiegano Vicki Satlow,Angela Di Luciano, Silvia Brena, che tale casa editrice dirigono.

In effetti, di sapienza femminile è ricco il libro di Bocchetti, che vanta un pedigree di tutto rispetto in tale campo, e cioè nell’ascolto del pensiero delle donne, alla causa femminista avendo dedicato, semplicemente, la sua vita. O, se volete, più praticamente la sua azione.  «Chi scrive è nata donna» ci avverte da subito l’autrice. E in quanto tale, aggiunge: «si vanta di non aver deciso guerre, stermini, persecuzioni». Semmai ha cercato di «cambiare il mondo». Semmai, da donna consapevole di sé, dei propri diritti e doveri, ha provato a «rendere più civile» il mondo in cui abita. Ecco l’avventura che in queste pagine una donna intellettuale, intraprendente e coraggiosa ci racconta. Nei vari capitoli del libro la seguiamo nelle varie imprese in cui s’è azzardata perché venisse riconosciuta la speciale intelligenza del mondo che si incarna nel pensiero delle donne: perché ii mondo sarà irrimediabilmente più povero e più stupido finché si ostinera a non riconoscere la ricchezza della libertà femminile. Finché si rifiutera di comprendere che le donne libere e consapevoli di sé sono un prezioso dono civilizzatore.

A cominciare dalla fondazione alla fine degli anni 70 del secolo scorso del Centro Culturale Virginia Woolf, quella che chiamavamo l’Università delle Donne, dove sono passate the best
minds di una generazione di donne che insieme cominciarono a riconoscere la loro forza, e a convicersene. Bocchetti non ha smesso di battersi per la differenza. Convinta che non si possa costruire nessun destino, se non si comincia dalla libertà. Libertà di essere se stesse. Libertà di pensare per sé, da sé. Contro attese e aspettative imposte da comodi valori di parte, contrabbandati come leggi universali.

Nadia Fusini

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“Letture di Carlotta Proietti per il libro di Mafai Giorgi” sul Corriere della Sera – Edizione Roma

Condividiamo il bell’articolo uscito oggi sul Corriere sull’incontro di presentazione di Agenda Rossa svoltosi ieri alla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea.

Sono intervenute Anna Maria Isastia, Laura Delli Colli e Carlotta Proietti ha letto alcuni brani del libro.

 

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“Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” Articolo di Monica Lanfranco su Micromega.net

Monica Lanfranco, autrice di Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo, racconta i retroscena di come e perché ha scritto il suo libro: le è “stato regalato”.

❝ Voi siete in gabbia noi siamo il mondo è un libro che mi è stato regalato: l’eccezionale e tremenda situazione nella quale il Covid-19 ha gettato il pianeta ha rischiato di farmi dimenticare la ricorrenza dei 20 anni dal G8, con cui avrei magari fatto i conti, chissà, a ridosso dell’evento, senza però che questo muovesse molto dentro di me.

Il testo ha preso forma in meno di tre mesi, animato dalla certezza che senza di lui il ventennale avrebbe visto, certamente, molta saggistica sul G8, (sulla violenza poliziesca  e istituzionale e su quella dei gruppi di black bloc, sull’esperienza politica del Genova Social Forum), come infatti è accaduto, ma nessuno avrebbe raccontato la presenza e l’iniziativa femminista, quel PuntoG tanto profetico sull’impatto della globalizzazione non solo sull’economia, sul clima, sulla migrazione, ma soprattutto sulle relazioni umane, sulle vite quotidiane delle donne e degli uomini di ogni latitudine, cultura e condizione.❞

 

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“Elogio dei corpi delle donne” di Gloria Steinem su Roba da donne.it

Copertina elogio dei corpi delle donne

Su Roba da donne.it è uscita una bella recensione di Elogio dei corpi delle donne di Gloria Steinem.

«Questo saggio di Gloria Steinem sorprende per la contemporaneità dei temi, ed è perciò adatto anche alle donne più giovani che vogliono recuperare i grandi temi del femminismo degli anni ’70.»

Ecco l’articolo:

https://libri.robadadonne.it/libro/elogio-dei-corpi-delle-donne/

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“Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” su Liguria Today

Un drammatico luglio: il G8 2001 e il femminismo vent’anni dopo.

Su Liguria Today, un interessante articolo di Daniela Cassini sul femminismo al G8 di Genova, raccontato 20 anni dopo da Monica Lanfranco nel libro Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo.

«Nei giorni bollenti dei Grandi del mondo riuniti a Genova nel 2001, c’erano anche le donne. Anzi, precedettero nel giugno di quell’anno, pacificamente e creativamente con la sola forza delle idee e della voglia di cambiamento, la zona rossa, gli scontri di piazza, le violenze, i pestaggi, la “mattanza” del luglio seguente.»

Ecco l’articolo:

https://liguria.today/2021/07/21/un-drammatico-luglio-il-g8-2001-e-il-femminismo-ventanni-dopo/

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“Racconti italiani” di François Koltès su La Sicilia

Sul numero di ieri, 19 luglio, de La Sicilia si parla del libro Racconti italiani di François Koltès.

L’autore dedica all’Italia sette racconti: storie d’amore e disamore. Attimi rubati al tempo, giorni di giovinezza o disincanto. Apparizioni di figure enigmatiche in grado di incarnare il genius loci e le parvenze arcaiche di un Mediterraneo fatto di complessità e di fascini arcani.

Ecco l’articolo:

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“Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” su LetterateMagazine.it

Nuovo interessante articolo di LetterateMagazine.it in cui si parla di Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco.

“Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo”, gridavano molte di quelle donne anche il mese dopo, quando ormai la città si era svuotata dei suoi abitanti, invitati ad andarsene perché le autorità temevano attacchi terroristici e si minacciava l’arrivo di orde di giovani violenti da mezzo mondo, mentre anche i media gonfiavano il clima di paura a dismisura. E “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo”, si intitola il libro con il quale Lanfranco racconta il G8, ma anche quell’incontro di donne che lo precedette, replicato dieci anni dopo sempre a Genova, per mettere ancora al centro la critica femminista alla globalizzazione.

Ecco l’intero articolo:

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Recensione di “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” di Stefano Marullo

Cliccando QUI potrete leggere una stimolante recensione scritta da Stefano Marullo su Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco, con interessanti spunti di riflessione storica e politica.

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Recensione “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” su Noidonne

Sabato 19 giugno è stata pubblicata sul sito Noidonne una recensione di Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco, scritta di Giancarla Codrignani. Potete leggerla cliccando QUI

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Recensione di “Contro la caccia e il mangiar carne” di Lev Nikolaevič Tolstoj su Liberazioni

Nella pubblicazione n. 45 di Liberazioni potete trovare un’interessante presentazione di Contro la caccia e il mangiar carne di Lev Nikolaevič Tolstoj scritta da Massimo Filippi, curatore del volume.

Potete leggerla qui sotto:

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Recensione di “A Proposito di Elena” su Alley Oop – Il Sole 24 Ore

Il 13 giugno è stato pubblicato sul blog Alley Oop de Il Sole 24 Ore uno stimolante articolo che a partire da A Proposito di Elena di Giuseppina Norcia indaga il tema del binomio potere e bellezza nell’antichità. 

Potete leggere l’articolo cliccando qui sotto:

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Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo – recensione su Donnexdiritti.com

Oggi è uscita su Donnexdiritti.com un’interessante presentazione di Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo. PuntoG. Il femminismo al G8 di Genova (2001-2021) di Monica Lanfranco.

«Il libro è il racconto, personale e politico, non solo degli eventi, ma anche di elaborazioni politiche e progetti femministi purtroppo occultati dai fatti di luglio 2001.»

Per leggere l’articolo completo, CLICCA QUI.

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Carne da macello – Recensione su PhilosophyKitchen.com

Ieri, mercoledì 14 aprile, su PhilosophyKitchen.com è uscita una bella recensione di Carne da macello. La politica sessuale della carne di Carol J. Adams.

«La natura della relazione tra l’oppressione patriarcale e l’oppressione animale resta a lungo una consapevolezza sfuggente per l’autrice; più di una semplice analogia eppure non ancora definita, visibile solo in trasparenza nella sessualizzazione degli animali e nell’animalizzazione delle donne.»

Per leggere l’articolo completo, CLICCA QUI.

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Elogio dei corpi delle donne: recensione su Il Fatto Quotidiano

Copertina elogio dei corpi delle donne

Oggi è stata pubblicata sul sito de Il Fatto Quotidiano un’interessante recensione attualizzante di Elogio dei corpi delle donne di Gloria Steinem scritta da Deborah Ardilli, storica del femminismo e curatrice del volume.

“Appartiene alla definizione stessa di donna all’interno di una società patriarcale l’esposizione a un destino di oggettivazione sessuale che, per compiersi, necessita di una manipolazione corporea adibita a rendere visibile e palpabile la differenza — ovvero, fuor di eufemismi, la gerarchia economica, politica e sociale — tra i sessi.”

da: Elogio dell’insubordinazione: Gloria Steinem e i corpi delle donne (40 anni dopo) di Deborah Ardilli su Il Fatto Quotidiano

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Sex work. Né sesso né lavoro – Recensione su Autogestione e politica prima. Vite all’opera nelle maglie della pandemia

24 febbraio 2021

Sul trimestrale Vite all’opera nelle maglie della pandemia di Autogestione e politica prima (N.1/2021 gennaio marzo 2021-anno XXIX) è uscita una bella recensione di Sex work. Né sesso né lavoro di Daniela Danna, Silvia Niccolai, Luciana Tavernini e Grazia Villa, scritta da Ana Mañeru Mendez.

Ve la inseriamo qui.

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Viaggio a Siracusa con Giuseppina Norcia

Su Elle.com è uscito un articolo firmato da Gabriella Grasso con un profile dell’autrice Giusi Norcia e su “Siracusa. Dizionario sentimentale di una città“.

Eccone un estratto.

“Grecista e scrittrice, collaboratrice di lunga data dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa, Giuseppina Norcia è molto legata alla sua città, cui ha dedicato il primo libro che ha scritto: Siracusa. Dizionario sentimentale di una città (uscito per VandA nel 2014). Appassionata e studiosa di storia antica e miti, nel 2017 ha pubblicato il romanzo per ragazzi Archimede. Una vita geniale (VerbaVolant); nel 2018 è uscita con L’ultima notte di Achille (Castelvecchi); da qualche mese è in libreria con A proposito di Elena (VandA), nel quale la storia della donna diventata simbolo assoluto di bellezza viene riletta e analizzata da nuovi (e moderni) punti di vista, lontanissimi dagli stereotipi.

Qui Giuseppina ci rivela la “sua” Siracusa. Tre luoghi iconici visti e raccontati da Giuseppina: attraverso una riflessione, un ricordo, una storia…

Per leggere l’intero articolo clicca qui.

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Giusi Norcia con “A proposito di Elena” rianima il dramma antico

Su Avvenire, il giornalista Giuseppe Matarazzo ha inserito un bel riferimento a “A proposito di Elena“, il nuovo libro di Giuseppina Norcia, in un articolo dedicato interamente alle “voci sole” del dramma antico.

L’articolo di Giuseppe Matarazzo su Avvenire

Eccone uno stralcio:

“Come la scrittrice e grecista, Giuseppina Norcia, insegnante di Drammaturgia antica nella stessa Accademia dell’Inda. «Mythos significa racconto – esordisce Norcia –. Per esistere un mito ha bisogno di essere narrato, oggi come allora, altrimenti si spegne, si fossilizza. La sua capacità di essere mappa dell’anima tesse e insieme rinnova il legame tra le nostre origini e la contemporaneità; ci appartiene non in quanto attuale ma perché universale, in un respiro più ampio che unisce le tre dimensioni del Tempo,
passato presente e futuro. Chi racconta un mito “entra nella storia”, fa vibrare il suono delle proprie domande, pone le urgenze del suo tempo». Elena è il mito che lo scorso anno ha incantato il pubblico di Siracusa, interpretata da Laura Marinoni per la regia di Davide Livermore. Ci siamo lasciati lì. Dove Elena aleggia ancora. E proprio alla regina di Sparta Giuseppina Norcia ha dedicato il suo ultimo libro, “A proposito di Elena
(VandA edizioni, pagine 120, euro 14,00) dove mescola meravigliosamente
i generi, unendo il saggio, la narrazione, il teatro. Dal mito di ieri alla “Elena 2.0” di oggi. «Alcuni miti o personaggi possono rimanere quasi sopiti, per poi risvegliarsi, attivarsi quando risuonano con un dato tempo. Credo che in questo momento un personaggio come Elena sia interprete di temi urgenti, dall’uso dei corpi delle donne alle cause (o ai pretesti…) dei conflitti, dal rapporto tra verità e mistificazione al potere tremendo o salvifico che la bellezza ha sul cuore umano. Quale bellezza, dunque, salverà il mondo?». Questione senza tempo. Di drammi che aspettano di tornare in scena.”