“Quella di un’Europa economicamente e politicamente unita è un’idea forte ed edificante. L’Unione europea, tuttavia, ha deluso le aspettative di molti. L’Euro è la valuta più protetta del pianeta, e questa difesa ossessiva della moneta unica l’ha resa un fine, non più un mezzo. Gli europei di oggi sono orfani della grande politica. Riuscirà il nuovo Parlamento a rimettere l’Unione nel solco tracciato dai suoi padri fondatori, leader visionari come Adenauer, de Gaulle e De Gasperi che, proprio per avere a cuore gli obiettivi della pace, dello sviluppo e del benessere condiviso, non hanno ridotto la politica e la sua naturale complessità a un problema economico/finanziario?”
Questo è l’approccio alla realtà attuale che l’economista Pierangelo Dacrema, professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università della Calabria, assume nel suo libro Sognando l’Europa: grande statista cercasi.
Gli stessi pilastri dell’Europa di Maastricht hanno ridotto la politica e la sua naturale complessità a un problema economico/finanziario.
Ora, un’Unione europea orfana della grande politica non può che ripartire dal rilancio degli ideali iniziali.
Dacrema si rivolge sia ai sovranisti irriducibili (“Sperate davvero, con il voto, di ottenere un mandato a distruggere il progetto europeo?”) che agli europeisti convinti (“Vi accontentate dell’Europa di oggi?”). La conversazione finale tra l’autore e Renato Mannheimer sottolinea singolarità e importanza delle Europee 2019 sia per l’Unione che per il destino del governo italiano.