Carne da macello”, Carol J. Adams
Edito
per la prima volta nel 1990 il testo di Carol J. Adams è ancora
attuale per chi voglia confrontarsi con i temi di femminismo,
veganismo e antispecismo.
In
“Carne da macello”
l’autrice collega ed esplora le molteplici forme di oppressione che
si fondano su sesso, razza e specie. Secondo Adams riconoscere
che il consumo di carne è per gli animali non umani ciò che il
razzismo è per la popolazione nera e il sessismo per le donne
significa comprendere che queste forme di oppressione sono
interconnesse e sono l’espressione di un sistema che vede sia le
donne che gli animali in una posizione gerarchica inferiore rispetto
all’uomo.
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l’estratto…
“Cos’è
che rende la carne un simbolo e una celebrazione del dominio
maschile? Per molti aspetti, l’ineguaglianza di genere è integrata
all’ineguaglianza di specie che proclama il mangiar carne, perché
per la maggior parte delle culture la carne è procurata dagli
uomini. La carne era una derrata con valore economico e coloro che la
controllavano acquisivano potere. Se gli uomini erano cacciatori,
allora il controllo di questa risorsa economica era nelle loro mani.
Nelle società non tecnologiche lo status delle donne è inversamente
correlato all’importanza della carne: L’equazione è semplice:
più la carne è importante nelle loro vite, maggiore è la volontà
di dominio degli uomini […] Quando la carne diventa un elemento
importante in un sistema organizzato in modo prettamente economico,
per cui viene distribuita sulla base dei ruoli, gli uomini iniziano a
manovrare le leve del potere […] La posizione sociale delle donne
si avvicina a quella degli uomini solo quando la società non è
strutturata in ruoli per la distribuzione della carne.
Peggy
Sanday raccolse informazioni su oltre cento culture non tecnologiche
e trovò una correlazione tra le economie basate sui vegetali e il
potere delle donne, e le economie basate sugli animali e il potere
degli uomini: «Nelle società dipendenti dagli animali, raramente le
donne sono descritte come la fondamentale fonte di potere creativo».
Inoltre, «quando si caccia un grande numero di animali i padri sono
lontani, cioè non sono in costante o regolare contatto con i figli».
Le caratteristiche dell’economia dipendono principalmente dal
trattamento degli animali a fini alimentari, che comprendono:
- la segregazione sessuale del lavoro, in cui le donne lavorano di più ma sono meno retribuite;
- la responsabilità della cura dei figli a carico delle donne;
- il culto di divinità maschili;
- la patrilinearità.
Dall’altro
lato, le economie basate sui vegetali sono molto più egualitarie, e
ciò perché le donne erano raccoglitrici di alimenti vegetali e per
tale tipo di economia queste risorse sono incalcolabili. In queste
culture gli uomini, al pari delle donne, erano dipendenti dalle
attività femminili, ragione per cui le donne raggiungevano un alto
livello di autonomia e autosufficienza. Inoltre, dove le donne
raccolgono i vegetali e la dieta è vegetariana, le donne non
discriminano nel distribuire l’essenziale. Provvedendo a una gran
parte delle proteine alimentari per la società, le donne guadagnano
un ruolo sociale ed economico essenziale senza abusarne.”
Ti è piaciuto l’estratto? A “Feminism” la fiera dell’editoria delle donne, che si svolgerà dal 5 all’8 marzo 2020 a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, in via della Lungara 19 si terrà un incontro per presentare questo saggio.
Giovedì
5 marzo alle 17.00 in sala 2 Barbara
Balsamo, attivista femminista antispecista, redattrice della rivista
“Animal Studies” e “Asinus Novus”, insieme a Silvia Molè,
attivista antispecista, blogger di Fallacielogiche.it e insieme a
Flavia Fechete, attivista ecofemminista-antispecista e studiosa di
Carol J. Adams presenteranno: “Carne da macello”.