Descrizione
Chi è Bashar al-Assad, il presidente-dittatore che è resistito a oltre due anni di rivolta armata in Siria? Quando è giunto al potere, alcuni vedevano in lui una speranza di riforma per uno dei regimi più chiusi del Medio Oriente. Tredici anni dopo, e dopo un conflitto costato 100 mila vittime, è considerato uno dei tiranni più brutali della regione. Studi all’estero, modi fin troppo pacati e una breve vita passata da medico oculista, Assad non è il tipico dittatore. Secondo i piani della sua famiglia, che governa la Siria dagli anni Settanta, il suo destino avrebbe dovuto essere tutt’altro: è solo dopo la morte del fratello e del padre e che si è trovato catapultato, all’età di appena 34 anni, ai vertici del regime. Alcuni hanno descritto Bashar come un timido oftalmologo divenuto tiranno quasi per caso, e c’è chi è arrivato a sostenere che fosse soltanto un burattino in mano ai generali, mentre ancora però sono convinti che quella del “medico gentile” sia sempre stata una facciata. In realtà, quella di Bashar al Assad è una figura estremamente sfaccettata, che si è evoluta nel tempo.
Questo libro, la sua prima biografia in italiano, indaga a fondo nella storia personale del presidente siriano, nel clan Assad e nei complessi meccanismi di potere che governano la Siria. Con dettagli sugli intrighi di palazzo, le rivalità all’interno della famiglia, e testimonianze dirette di chi l’ha conosciuto, mette in luce la genesi di un crudele “macellaio” che è anche un uomo.
NUOVA INTRODUZIONE
Il regime di Bashar al-Assad oggi non esiste più: è collassato, inizialmente poco alla volta e poi tutto d’un colpo.
La rivolta contro di esso era scoppiata all’inizio del 2011, in pieno periodo di Primavere Arabe, partendo da alcune scritte antigovernative fatte da un gruppo di adolescenti nella città di Daraa. A un certo punto, nell’estate del 2012, quando ci furono defezioni importanti tra i rappresentanti del regime e i ribelli riuscirono a eliminare alcune figure chiave, molti analisti lo davano per spacciato. E invece, presto divenne chiaro che, assai più di altri tiranni mediorientali, Assad sarebbe stato un osso duro da sconfiggere, deciso a combattere fino all’ultimo.
E una ragione c’è: Bashar si era preparato per tutta la vita a combattere e reprimere una rivolta interna. Prima di lui, suo padre Hafiz aveva represso nel sangue una rivolta guidata dai Fratelli Musulmani, e Bashar sapeva bene che, prima o poi, un momento simile sarebbe arrivato anche per lui. Così, è riuscito a sopravvivere a quasi dodici anni di guerra civile, trascinando il Paese nella rovina più totale.
Poi, quando ormai la situazione sembrava cristallizzata in uno stallo di conflitto permanente, e il mondo sembrava essersi dimenticato della guerra in Siria, la dittatura si è sgretolata nel giro di poche settimane. A decretare la sua fine è stata un’antica legge delle guerre: quando sei debole, gli altri ti attaccano. E Bashar era debole perché i suoi alleati e protettori si erano dileguati, con l’attenzione rivolta altrove: la Russia di Putin, indispensabile alla sopravvivenza del regime siriano, era sfiancata dal conflitto in Ucraina; l’Iran, provato da un anno di scontri diretti e indiretti con Israele; Hezbollah, la milizia libanese sciita che a lungo aveva difeso Assad sul campo, aveva subito gravi perdite nella sua catena di comando a causa dell’invasione israeliana del Libano.
Bashar è fuggito a Mosca, inizialmente in gran segreto e, pare, senza informare i membri più stretti della sua famiglia. Non aveva avvisato il fratello minore, Maher, a capo dei temibili shabiha (“fantasmi” in arabo), l’esercito di oltre 400 mila tra informatori e teppisti filo-regime che avevano permesso agli Assad di sopravvivere alla rivolta. Non aveva avvisato nemmeno i cugini, i famigerati Rami e Ihab Makhlouf, anch’essi figure di spicco del regime. Ha abbandonato familiari e collaboratori più stretti, i membri del suo “cerchio magico,” quando ormai tutto era perduto.
Questa biografia, originariamente pubblicata nel 2013, copre la vita di Bashar al-Assad, dall’infanzia allo scoppio della guerra civile, e ancora oggi può essere uno strumento utile per capire la genesi di uno dei dittatori più sanguinari della storia recente del Medio Oriente. Figlio secondogenito di Hafiz al-Assad, il carismatico leader siriano che fu dittatore prima di lui, Bashar ha studiato medicina e per un certo periodo ha praticato la professione all’estero, in Occidente. Il padre aveva per lui un destino lontano dai giochi di potere, un po’ perché il prescelto nella successione dinastica era il primogenito, Basil, e un po’ perché a Bashar, ragazzo timido e studioso, andava bene così. Ma, quando Basil morì in un incidente stradale, Bashar fu costretto a rientrare in patria e da quel momento seguì un corso accelerato, durato sei anni, per imparare a gestire i giochi di potere e la brutalità del regno del padre.
Assunse il potere, poco più che trentenne, nel 2000 e, in un primo momento, provò persino a presentarsi come un leader più aperto del padre, un modernizzatore. Ma cambiò radicalmente idea quando si rese conto che un clima più liberale costituiva una minaccia al suo potere. L’11 settembre e la guerra in Iraq cambiarono poi il Medio Oriente, mentre, con la dura reazione internazionale all’assassinio nel 2005 del politico libanese antisiriano Rafiq Hariri, la Siria divenne sempre più isolata.
Chi lo ha conosciuto da vicino ed è stato intervistato per questo libro racconta che, già nel 2007, Bashar cominciò a covare un’illusione di onnipotenza che avrebbe poi contribuito a far precipitare la Siria nel caos: «In quel periodo Bashar ha cominciato ad andare in giro dicendo: “Io sono più grande di mio padre.” Si sentiva invincibile».
In un’intervista a una testata occidentale, si rifiutò di commentare le sue responsabilità davanti alla guerra civile, sostenendo che era impossibile farlo a giochi ancora aperti: «Lei criticherebbe un film prima di avere visto la fine?» aveva domandato retoricamente al giornalista. Ora però i giochi non sono più aperti, l’era di Assad è giunta alla fine, e forse è proprio questo il momento più adatto per provare a capire che cosa ha rappresentato.
Milano, dicembre 2024