NONOSTANTE IL VELO
di Michela Fontana
416 pp. – 17,90 € | ebook 7,99 €
VandA.ePublishing in collaborazione con Morellini Editore
da oggi in libreria
Ha fatto grande sensazione nel mondo la notizia che da giugno 2018 le saudite potranno guidare l’auto: la rimozione del bando è solo una delle timide ma importanti aperture in un Paese ben noto per la segregazione della donna.
Dietro la rigida cortina che separa la parte femminile dal resto della società, sono proprio le donne a esprimere le più forti istanze di rinnovamento.
Nei due anni di soggiorno in Arabia Saudita, la giornalista Michela Fontana ha avuto modo di conoscere e intervistare attiviste, donne d’affari, studentesse, scrittrici e di raccoglierne i pensieri, i sogni, le battaglie. Nonostante il velo è un libro inchiesta di grandissima attualità per conoscere “dal di dentro” il cuore del più integralista paese islamico. Un regno che sembra essere sulla via del cambiamento dopo l’affermazione sulla scena politica del nuovo uomo forte, l’erede al trono Mohammed Bin Salman, che fra le altre cose ha intrapreso un significativo percorso di riforme sociali, alcune delle quali riguardanti il mondo femminile.
«Negli anni vissuti a Riad ho scoperto che sempre più donne saudite si fanno protagoniste del loro destino. Non più rassegnate e sottomesse, ma attive e coraggiose. […] Sono loro il tesoro nascosto del paese». Michela Fontana
In una società dove solo il 17% delle donne cerca un impiego, sono sempre più numerose quelle che superano le barriere della tradizione e si cimentano in professioni notoriamente esclusive del sesso maschile – architetto, finanziere, ingegnere, artista, scrittore –, come dimostrano la partecipazione alla Biennale di Venezia o il successo del coraggioso libro Ragazze di Riad di Rajaa Alsanea, incoraggianti segnali di una presa di consapevolezza del proprio ruolo, ora non più strettamente legato al volere dell’uomo.
Il libro è una polifonia di voci di donne di estrazioni sociali diverse – donne d’affari, professioniste, islamiste o semplicemente figlie, mogli o madri –, ognuna con il suo vissuto sempre teso in una costante dicotomia tra libertà e restrizione. Diciassette storie che ritraggono le molteplici, e talvolta contraddittorie, sfaccettature di una società in trasformazione, stralci di vita raccolti oltrepassando muri invalicabili, felici istantanee di sudate conquiste. Una presa d’atto, quella dell’autrice, di una situazione che ha «rafforzato la convinzione che non si può chiedere a un popolo cresciuto in una cultura diversa dalla nostra di seguire una strada tracciata da altri. Né si può forzare la storia, che in ciascuna nazione deve fare il suo corso, con i suoi tempi».
«“La piscina degli uomini è all’aperto, è più grande della nostra ed è bellissima, ma non te la posso mostrare” mi ha detto Sofia. E ha aggiunto, con civetteria, che quando viaggiava all’estero con il marito per le vacanze non era un problema per lei nuotare in bikini nelle piscine miste degli alberghi dove soggiornavano.» – Harem
«“Mio padre era molto religioso, ma non era un conservatore. A lui devo tutto, la mia istruzione e il mio coraggio. […] ‘Sii te stessa’ mi ripeteva. È lui che ha indirizzato la mia vita. Avevo dieci anni, avevo appena finito la scuola religiosa e nessuno in famiglia voleva che continuassi gli studi, perché ero una donna. Allora lui mi ha rapito. Mi aveva iscritto a un collegio in lingua inglese senza dirlo a nessuno, nemmeno a me. […] Quando gli ho chiesto piangendo se avrei potuto vedere ancora la mamma mi ha detto che sarebbe trascorso molto tempo, ma che era per il mio bene, per avere una vita migliore della sua.» – Aisha: puttane e comuniste
«“Quando sono all’estero posso fare molte cose, e riconosco che le università che i miei figli e le mie figlie frequentano sono fantastiche. […] Ma non capisco la vostra cultura e soprattutto non approvo la libertà che viene concessa alle donne. Le ragazze escono con i ragazzi quando sono giovani, si vestono in modo sconveniente e magari rimangono incinte. Per noi è inconcepibile. Da noi la donna è considerata un bene prezioso, è protetta, trattata come un gioiello. Quando parlate di noi in Occidente vi preoccupate soltanto del velo e della guida, ma non sapete niente delle nostre tradizioni. Io non voglio che le donne guidino nel nostro paese perché è troppo pericoloso. Che bisogno c’è di guidare, è tanto comodo avere l’autista! E il velo io lo metto volentieri. È il mio modo di ringraziare Dio di avermi dato dei figli sani, Al Hamdulillah (Grazie a Dio)!”» – Oro nero: i ricchi
Michela Fontana, giornalista e saggista milanese, ha vissuto quindici anni tra Stati Uniti, Canada, Svizzera, Cina e Arabia Saudita. Il suo libro Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming (Mondadori, 2005), tradotto in inglese, francese e spagnolo, ha vinto il “Grand Prix de la biographie politique” nel 2010. Ha pubblicato inoltre Percorsi calcolati (1996) e Cina, la mia vita a Pechino (2010), entrambi con la casa editrice Le Mani.