Vanda.ePublishing con Morellini editore, in collaborazione con
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, presenta
LECTIO MAGISTRALIS
di Julie Bindel
autrice de
IL MITO PRETTY WOMAN
Come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione
(VandA ePublishing-Morellini Editore, in libreria da febbraio 2019)
mercoledì 6 marzo alle ore 18.30, viale Pasubio 5 a Milano
La prima e unica indagine mondiale sulla prostituzione, completa, audace, coraggiosa, che sfata il mito del sex work.
Perché la prostituzione non è lavoro, ma abuso a pagamento
In un momento chiave della lotta contro l’abuso sulle donne, portata a clamore mondiale con il movimento #metoo, particolarmente attuale è la battaglia contro il tentativo di legalizzare lo sfruttamento sessuale chiamandolo “lavoro”. In Francia farà storia la recentissima decisione del Consiglio Costituzionale che ha sancito la costituzionalità, messa in discussione, della legge emanata nel 2016 che introduceva la criminalizzazione dell’acquisto di sesso. In Italia il tema verrà affrontato il 5 marzo quando la Consulta dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità della legge Merlin, fortemente difesa da molte associazioni femministe al grido di #IosonoLinaMerlin
A sostegno di questa battaglia, in un tour italiano di varie tappe, la giornalista inglese Julie Bindel, scrittrice e militante politica di fama mondiale, terrà una lectio magistralis il 6 marzo alle 18.30 in Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, nell’ambito delle attività legate al libro e alla lettura BookLab. Fondatrice dell’associazione “Justice for women”, e autrice del volume Il mito Pretty Woman. Come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione, pubblicato in Italia da VandA.ePublishing con Morellini editore, la prima indagine globale sulla prostituzione, con dati e testimonianze raccolti in 40 paesi, città e stati fra Europa, Asia, Nordamerica, Australia, Nuova Zelanda e Africa.
Tradotto da Resistenza femminista, che da anni dà voce alle sopravvissute alla prostituzione lottando contro l’industria del commercio sessuale, il volume raccoglie 250 interviste che Julie Bindel ha realizzato visitando bordelli legali, conoscendo‘papponi’, pornografi e sopravvissute alla prostituzione, incontrando femministe abolizioniste, attivisti pro-sex work, poliziotti, uomini di governo e uomini che “vanno a puttane”, con l’obiettivo di sfatare il falso mito del sex work: la prostituzione non è un lavoro ma un abuso a pagamento.
Il commercio internazionale del sesso è al centro di uno dei dibattiti più accesi a livello mondiale, non solo fra le femministe e gli attivisti per i diritti umani. Oggi le donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione hanno preso la parola contro la favola di Pretty Woman, la “puttana felice”, dando vita a un movimento globale che sta portando avanti una battaglia a favore del Modello nordico, l’unico modello legislativo che protegge i diritti umani delle persone prostituite.
Una battaglia che ha come maggiore antagonista la potente e ben finanziata lobby pro-prostituzione, costituita principalmente da proprietari di bordello, agenzie di escort e compratori di sesso, il cui intento è ridurre la prostituzione a un “lavoro come un altro”, occultando la violenza subita dalla donna e trasformando gli sfruttatori in imprenditori, allo scopo di decriminalizzare l’industria del sesso e proteggere il “diritto” dei compratori ad abusare dei corpi delle donne. Basti pensare – sottolinea Bindel nell’introduzione – a come per dare un “aspetto pulito e rispettabile” al commercio sessuale sia cambiato il linguaggio che lo descrive, per cui i papponi sono diventati “manager”, le donne prostitute “sex workers” e lo stupro “un rischio del mestiere”.
Le interviste raccolte ne Il mito Pretty Woman rivelano le bugie di una mitologia tesa a truccare gli interessi di un’attività criminale fra le più redditizie a livello globale. Come evidenzia Julie Bindel, il commercio sessuale risulta ormai comunemente accettato, a partire dalla ricorrente affermazione che “la prostituzione è necessaria, inevitabile e innocua”. Oggi più che mai è dunque necessario promuovere una campagna contro la normalizzazione dello sfruttamento, della proprietà di bordelli e dell’acquisto di sesso.