“Si strinse a Prudence che dormiva con lei. Il suo corpo era enorme, un infinito complesso privo di proporzioni: le mani, le gambe, le braccia, i seni generosi, la pancia, il naso che le cascava sul viso, gli occhi neri che ricordavano gli anfratti delle savane. Emanava odore di casa, di terra nigeriana.”
Buongiorno Book Lovers oggi vi parlo di un libro molto particolare, il tema trattato è attuale e deve farci riflettere.
Mentre mi dedicavo alla lettura di questo libro mi è capitato di vedere un programma dove l’argomento era proprio quello del libro, la tratta delle donne da sfruttare per la prostituzione.
“Il mio nome è Aoise” di Marta Correggia è un libro che racconta la verità nella sua crudezza, nella sua crudeltà, parole, quelle scritte, che ci fanno percepire le atrocità e la sofferenza che queste donne subiscono e sentono, ci fanno capire come le credenze popolari sono ancora un mezzo di corruzione e di manipolazione delle menti di queste donne, che colpiscono la loro semplicità, i loro affetti, il loro credo. L’autrice con il suo linguaggio semplice e scorrevole riusce a portare il lettore in quel mondo fatto di corruzione, cattiveria, di sfruttamento.
“Il mio nome è Aoise” racconta la vita di una giovane donna nigeriana costretta a lasciare il suo villaggio, la sua terra, la sua famiglia per raggiungere un paese lontano, un sogno, un lavoro onesto che le permetta di aiutare la sua famiglia. Aoise ha perso il padre, unica fonte di sostentamento per la famiglia, i piccoli lavoretti suoi, della madre e dei fratelli non sono sufficienti a volte neanche per comprare qualcosa da mangiare. Un giorno le viene presentato un uomo che offre denaro per il viaggio di Aoise verso l’Italia dove lavorerà come parrucchiera, con lo stipendio potrà estinguere il debito e inviare denaro a casa. Per assicurarsi il saldo del debito la ragazza viene sottoposta ad un rito, se lei non rispetterà le regole, non salderà il debito, gli spiriti faranno qualcosa di male alla sua famiglia.
L’autrice racconta in maniera molto dettagliata il rito a cui la protagonista è sottoposta, il viaggio che affronta dalla Nigeria all’Italia, la traversata, i pericoli, fino a quando Aoise si ritroverà in un’abitazione di Castel Volturno e scoprire che è stata venduta per prostituirsi. Da quel momento in poi Aoise non ha più una vita, non ha più sogni, non ha più un corpo suo, non ha più un nome. Aoise diventa Erabon.
“Mentre i suoi ricci cadevano a terra uno dopo l’altro, Erabon immaginò che ad ogni ciocca era un pezza della sua vita di prima che veniva reciso.”
L’autrice, Marta Correggia, riesce perfettamente a dividere Aoise da Erabon. Quando parla di Aoise il racconto è poetico, gioioso, anche se parla di una vita di povertà, ci sono quelle piccole cose, quei racconti del nonno, la famiglia riunita, gli insegnamenti del papà, i primi amori, la scuola che lei ama tanto, che rendono Aoise felice di vivere, vivere la semplicità del suo piccolo villaggio. Erabon, il racconto diventa crudo, freddo, spietato, crudele. Erabon non è felice, cerca di ritagliarsi piccoli frammenti nascosti di gioiosità, in quel momento ritorna ad essere Aoise. Aoise è libera. Erabon non è libera. Erabon è una schiava. Erabon è la schiava di uomini che vogliono solo pagare per fare sesso. Erabon è una puttana.
Ma Erabon può tornare ad essere Aoise? Che prezzo ha la libertà? È vero quello che le hanno raccontato degli spiriti malvagi che si vendicano? Le credenze rendono liberi?
Anche in luoghi oscuri entra la luce, lieve, sotto forma di un piccolo raggio, per Erabon la luce si chiama Francis. Con Francis Erabon ritorna ad essere Aoise. Francis le racconta il profumo della libertà. Francis le fa un piccolo regalo, una radio con le cuffie, che potrà ascoltare di nascosto. La musica è libertà, è la sua terra. La musica racconta la nostalgia, la lontananza, i ricordi. La musica porta amore nel cuore di Aoise.
“Era il colore delle cose che cambiava, le pareti si allungavano e il bagno diventava il salone di un castello, il lavandino una sorgente di acqua fresca in mezzo al bosco. La bellezza entrava sotto forma di un sogno musicale nella testa di Erabon che diventava Aoise per il tempo di un giro di do e di un accordo di settima, diventava aria, si alzava sopra le nuvole e poi tornava a essere terra.”
“Il mio nome è Aoise” un romanzo che porta il lettore a riflettere, a pensare, pur essendo un romanzo di “fantasia” rispecchia la realtà. Tutti i giorni sulla nostra costa arrivano, senza che noi lo sappiamo, tante Aoise. Affrontano un viaggio verso la schiavitù non la libertà, verso la falsità non la verità. Più si allontanano dalle coste del loro paese più perdono un pezzo del loro essere. Più diventano, a loro insaputa, Erabon. Esiste anche un’altra dura realtà e verità non tutte le Erabon ritornano ad essere Aoise. Perché la verità spesso fa male, è difficile da affrontare, ma è il prezzo da pagare per essere liberi.
Erabon dovrà accettare la verità, dovrà capire di chi fidarsi, dovrà fidarsi nuovamente di chi non conosce.
Aoise spesso quando non è felice pensa al padre, alle passeggiate in cerca di erbe mediche per curare i malati del villaggio, lei ha imparato i segreti di queste piante ma il padre le ha insegnato altro. Anche i racconti del nonno e le poche parole dello zio le hanno insegnato qualcosa. Spesso ascoltiamo e non sappiamo che un giorno quelle parole ci saranno utili.
“…a guardare il sole che filtra tra gli alberi nelle foreste più scure, a pregare gli dèi e a non arrendersi mai.”
Nei nostri momenti bui, di sconforto ricordiamoci di quel breve momento in cui il sole filtra tra gli alberi, breve ma allo stesso tempo intenso, sfuggente, che ci regala pace, gioia, serenità, vita. In quei momenti ricordiamoci…”Il mio nome è Aoise”.
Giudizio finale:
Casa editrice: VandA edizioni
Prezzo: € 18,00
Pagine: 270
Buona lettura
Recensione a cura di Marta Bianchi. E’ possibile vedere per integrale l’intervista sul sito sottostante.