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Come vive oggi una ventenne saudita? “Tutto il giorno su Instagram e Twitter. E (personalmente) non voglio guidare”


di Viviana Mazza (La 27esima ora, 30 maggio 2015)


“Le saudite possono finalmente guidare – titolava nei giorni scorsi il Wall Street Journal –  ma solo in un videogioco”. 

Si chiama “Saudi Girls Revolution” e l’ha messo in commercio un principe saudita trentunenne (nipote del re). Le eroine indossano l’abaya obbligatoria ma guidano moto potentissime (qui il trailer). “Se possiamo raccontare storie di donne che guidano, forse succederà davvero”, ha detto il principe Fahad bin Faisal Al Saud, che ha dato alle protagoniste i nomi delle sue parenti inclusa la nonna.  “La vita per molti giovani sauditi è un ecosistema di app – scriveva di recente anche l’inviato del New York Times a Riad – In mancanza di libertà di espressione, si dibatte su Twitter. Visto che non possono flirtare al centro commerciale, lo fanno su WhatsApp e Snapchat. Poiché alle ragazze è vietato guidare, prenotano l’auto su Uber e Careem…. Ma essere sempre più connessi non significa necessariamente diventare occidentalizzati. I conservatori religiosi usano i social media quanto i progressisti, e molti giovani restano rispettosi e orgogliosi della propria cultura. Anche chi vuole il cambiamento dice che deve avvenire gradualmente”. Cosa sta cambiando con il boom di Internet e dei social media  in un Paese in cui oltre la metà dei 18 milioni dei cittadini ha meno di 30 anni?  Lo abbiamo chiesto a una ventenne saudita, contattata attraverso Michela Fontana, matematica milanese che ha vissuto per due anni a Riad (ascoltatela anche in radio) e autrice del libro “Nonostante il velo” (appena pubblicato da VandA). Ecco il suo racconto.

Diversi anni fa, Internet era accessibile soltanto attraverso il PC e il  portatile, per cui la gente poteva collegarsi solo da casa, dall’ufficio o dagli Internet café. Oggi Internet è nelle nostre mani, portiamo i nostri smartphone e iPad dappertutto. Siamo su Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat quasi tutto il giorno, a mandare foto, registrare video e così via. Uso Internet per guardare film o condividere foto e video o per leggere. Credo che in Arabia Saudita Instagram, Snapchat e Twitter siano i social più popolari, senza dimenticare YouTube dove puoi guardare film o serie tv, ascoltare la musica, caricare i tuoi video, parlare liberamente. Internet ci ha dato (non solo in Arabia Saudita ma ovunque) l’opportunità di incontrare persone di tutto il mondo.

Internet ha aiutato anche ad abbattere molti muri tra uomini e  donne.

Possiamo interagire liberamente attraverso Twitter oppure in video su Snapchat o commentando le foto su Instagram e i video su Youtube. Da noi ci sono persone favorevoli e che incoraggiano quest’idea che uomini e donne possano interagire. A volte uomini e donne lavorano insieme a progetti comuni via Internet o organizzano incontri d’affari o workshop online. La gente è più aperta oggi all’idea, basta che non venga superata la linea rossa.

Sfortunatamente ci sono stati casi in cui alcune ragazze sono state ricattate da uomini che avevano visto le loro foto senza velo.Penso che questi uomini siano malati! Non capisco che divertimento ci possa essere nel ricattare una ragazza per le sue foto. Ma credo che oggi questo sia diventato molto raro. Personalmente, non conosco nessuna che sia stata vittima di una cosa del genere, ma ho sentito in giro un paio di storie.

Se dovessi scegliere un determinato valore occidentale come modello? Forse sceglierei la libertà di parola anche se penso che anche noi abbiamo libertà di parola (fino a un certo punto).

Penso che i piccoli passi siano meglio che nessun movimento. E’ vero che per alcuni versi l’Arabia Saudita è più lenta rispetto ad altri Paesi, ma almeno stiamo facendo qualcosa.  Non posso dimenticare o negare gli enormi cambiamenti che sono avvenuti nel nostro Paese sotto Re Abdullah (che riposi in pace). E in soli nove anni! Era un grande sostenitore delle donne! Spero che il cambiamento continui e che le idee e l’eredità di Abdullah continuino a vivere.

Il diritto alla guida? Personalmente non voglio guidare, non mi piace il traffico e non sono molto paziente. Comunque, appoggio il diritto delle donne a guidare: alcune non possono permettersi di avere un autista, altre credono che sia più rapido e conveniente anziché dipendere da qualcun altro. Non so se guideremo mai qui in Arabia Saudita, ma credo che tutto sia possibile, l’unica cosa che ci serve è il tempo, per quanto lungo possa essere.

Dimenticavo! C’è una cosa che proprio non prenderei a modello dal mondo occidentale, e cioè il fatto che così tanti occidentali non hanno forti legami familiari. In alcuni Paesi occidentali, i ragazzi lasciano la casa dei genitori prima del college per andare a vivere da soli. Non fraintendetemi: mi piacerebbe andare a vivere da sola, ma non così presto. Anche se la cosa ha dei vantaggi, significa pure essere lontana dalla tua famiglia e in alcuni casi non poter vedere spesso i tuoi cari. Capite quel che voglio dire?