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Pina Mandolfo

Pina Mandolfo è scrittrice, giornalista, regista, sceneggiatrice e operatrice culturale. Ha pubblicato diversi romanzi, fra i quali, Desiderio (Baldini&Castaldi, 1996), tradotto in Germania e Svizzera. Regista cinematografica, è autrice di numerosi film, documentari e sceneggiature, fra le quali, “Viola di mare”, vincitore del NICE Festival di New York e Mosca (2009).

Con VandA Edizioni ha pubblicato Lo scandalo della felicità. La storia della principessa Valdina di Palermo.

 

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“Basta Lacrime” su D di Repubblica

Un femminismo senza piagnistei. Militanza, battaglie, sapienza e nessun vittimismo: gli scritti di Alessandra Bocchetti. A cura di Nadia Fusini.

Sì, BASTA lacrime! Ha ragione Alessandra Bocchetti, intellettuale femminista, a intitolare cosi il suo libro, che è, come suona il sottotitolo, la Storia politica di una femminista, e raccoglie interventi e saggi e prose di vario genere, alcune anche intime, lettere, appunti, diari, di un arco di tempo che va dal 1995 al 2020, quindi dal suo e nostro passato prossimo al presente.
Il libro esce per una casa editrice libera e benemerita, Vanda Edizioni, che nel suo catalogo sfoggia tra le scrittrici italiane Lonzi, Mafai, Rossanda, tra le straniere Robin Morgan, Lou Salome.. Se si concentra sulle donne, è perché il mondo ha sempre più bisogno della sapienza femminile, ci spiegano Vicki Satlow,Angela Di Luciano, Silvia Brena, che tale casa editrice dirigono.

In effetti, di sapienza femminile è ricco il libro di Bocchetti, che vanta un pedigree di tutto rispetto in tale campo, e cioè nell’ascolto del pensiero delle donne, alla causa femminista avendo dedicato, semplicemente, la sua vita. O, se volete, più praticamente la sua azione.  «Chi scrive è nata donna» ci avverte da subito l’autrice. E in quanto tale, aggiunge: «si vanta di non aver deciso guerre, stermini, persecuzioni». Semmai ha cercato di «cambiare il mondo». Semmai, da donna consapevole di sé, dei propri diritti e doveri, ha provato a «rendere più civile» il mondo in cui abita. Ecco l’avventura che in queste pagine una donna intellettuale, intraprendente e coraggiosa ci racconta. Nei vari capitoli del libro la seguiamo nelle varie imprese in cui s’è azzardata perché venisse riconosciuta la speciale intelligenza del mondo che si incarna nel pensiero delle donne: perché ii mondo sarà irrimediabilmente più povero e più stupido finché si ostinera a non riconoscere la ricchezza della libertà femminile. Finché si rifiutera di comprendere che le donne libere e consapevoli di sé sono un prezioso dono civilizzatore.

A cominciare dalla fondazione alla fine degli anni 70 del secolo scorso del Centro Culturale Virginia Woolf, quella che chiamavamo l’Università delle Donne, dove sono passate the best
minds di una generazione di donne che insieme cominciarono a riconoscere la loro forza, e a convicersene. Bocchetti non ha smesso di battersi per la differenza. Convinta che non si possa costruire nessun destino, se non si comincia dalla libertà. Libertà di essere se stesse. Libertà di pensare per sé, da sé. Contro attese e aspettative imposte da comodi valori di parte, contrabbandati come leggi universali.

Nadia Fusini

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Antonella Ortelli

antonella ortelli

Antonella Ortelli è un’artista milanese, ha esposto al Mart di Rovereto, Art25/94 Messe Basel e in varie altri musei e collettive. Fra l’altro creatrice del Progetto Casina presso la Sezione femminile del carcere di San Vittore a Milano, che si rivolge alle donne detenute proponendo spazi di relazione e confronto attraverso le arti.

Per VandA Edizioni ha scritto una raccolta di prosa poetica, Senza Azione.

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Syl Ko

Ha studiato filosofia alla San Francisco State University e alla University of North Carolina. Appassionata di studi sociali, attualmente lavora a un libro che esplora le forme di vita di Wittgenstein in cui considera la razzializzazione dell’animale.

Con la sorella Aph Ko è autrice di AFRO-ISMO. Cultura pop, femminismo e veganismo nero (VandA 2020).

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Aph Ko

È teorica e produttrice indipendente di digital media e fondatrice di Black Vegans Rock. Ha una laurea magistrale in Studi sulle donne e sul genere e un master in Studi sulla comunicazione/media. È co-curatrice di The Praxis of Justice e ha lavorato come produttrice associata per il film documentario Always in Season.

Con la sorella Syl Ko ha scritto AFRO-ISMO. Cultura pop, femminismo e veganismo nero (VandA 2020).

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Collettivo Mama

MAMA è un progetto che nasce dalle tastiere di Alessandra Anderlini e Marcella Mantovani. L’attenzione di MAMA è rivolta al superamento degli stereotipi di genere e alla volontà di creare spazi di visibilità dedicati alla creatività femminile. Alessandra Anderlini, lavora presso l’ufficio cultura del Comune di Castelvetro. Marcella Mantovani insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado. Ambedue hanno collaborato scrivendo articoli di satira e costume, con la fanzine femminile indipendente “Le Gatte da Pelare” e la rivista romana “Il paese delle donne”.

Rosa spia è il loro primo romanzo per VandA.

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MariaGiovanna Gatti Luini

MariaGiovanna Gatti Luini è medico e scrittrice. Da più di venticinque anni lavora come senologa all’Istituto europeo di oncologia a Milano, dove per sedici anni ha assistito alla direzione scientifica Umberto Veronesi. Master Reiki e operatrice energetica, sta completando la sua formazione specialistica con un corso in psicoterapia psicosomatica all’Istituto Riza. Al Centro Metis a Milano e nello studio Chiragarula a Crema promuove l’integrazione fra la medicina convenzionale di eccellenza e alcune tecniche che la scienza sta studiando: Reiki ed energie, meditazione e percorsi di autoconsapevolezza.

Attraverso i Tarocchi Genziana dell’inconscio la psiche esplora sé stessa e l’amore si svela attraverso le suggestioni delle immagini e di alcune parole-guida.

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Robin Morgan

Robin Morgan, scrittice, saggista politica, attivista femminista, giornalista (ha diretto il bimestrale “Ms”), ha pubblicato ventidue libri, fra cui le ormai classiche antologie Sisterhood is powerful (1970) e Sisterhood is global (1984), ed è tradotta in tredici lingue. Ricopre un ruolo di primo piano nel movimento femminista internazionale.

Ne Il demone amante, con scrittura poetica e sguardo implacabile, Morgan decostruisce il tema della violenza, svelandone funzione e moventi, sia quando si manifesta in privato nella violenza domestica, sia come violenza di Stato e guerra, sia quando prende il volto della rivoluzione.

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Laura Castellani

Laura Castellani, laureata in Sociologia con la tesi “Il lavoro contadino. Processi globali e lavoro locale”, ha gestito dal 2014 al 2018 una piccola azienda agricola in provincia di Rimini. È promotrice del progetto Essere Contadine e attivista nei movimenti femministi ed ecologisti.

Contadine si diventa è un libro unico, su una realtà imprenditoriale in grande crescita: le “contadine multitasking”, appassionate e convinte, rompono gli schemi e segnano un cambio di rotta, perché oggi, secondo l’adagio beauvoiriano, “contadine si diventa” non si nasce.

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Lou Andreas Salomè

Lou Andreas Salomè viaggia per tutta l’Europa. Colta, sensibile, dalla mente brillante e acuta, è aperta alle novità del nuovo secolo, alle avanguardie artistiche e, soprattutto, alla psicoanalisi (Freud ne parlerà con ammirazione e stima). Scrive saggi, articoli, romanzi, recensioni teatrali. Ha intense relazioni intellettuali, spirituali e affettive con alcune delle figure più importanti del Novecento, come Rilke e Nietzsche. Per tutti sarà ispiratrice, musa, allieva, amica.

L’umano come donna è un testo fondamentale che ha aperto la strada alla riiflessione sulla femmnilità e sulla differenza sessuale mentre L’erotismo è un testo di rara profondità e di sorprendente attualità

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Marta Correggia

Marta Correggia è magistrato dal 2002, vive e lavora a Napoli. Ha pubblicato racconti su antologie e riviste letterarie (Perrone, Storie, Tina la rivistina) e ha curato pubblicazioni di carattere giuridico (Guida al diritto – Sole 24 ore, Giuffré, Simone editore) “Il mio nome è Aoise” è il suo primo romanzo.

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VandA al Catania book festival

Dal 6 all’8 maggio si terrà il Catania book festival: VandA partecipa con il proprio stand (passate a trovarci!) e propone tre presentazioni imperdibili.

Innamorate – romanzo
Venerdì 6 maggio, ore 12.00
Sala Vulcano
L’autrice Chiara Aurora Giunta dialoga con Vera Navarria, presidente dell’ArciGay di Catania.
Letture di Grazia Previtera. 

Aumentare l’esperienza della bellezza – viaggio sentimentale nei luoghi del mito
Sabato 7 maggio, ore 10.00
Sala Venere
L’autrice Giuseppina Norcia dialoga con Viola Sorbello, la presidente di Legambiente di Catania.

Aphra Behn – l’incomparabile Astrea
Domenica 8 maggio, ore 12.00
Sala Venere
La curatrice Stefania Arcara dialoga con Nicoleugenia Prezzavento, regista teatrale.
Letture di Giulia Oliva.

Non mancate!

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La via dei librai di Palermo su Repubblica: VandA ci sarà, e voi?

Il 20 aprile Repubblica ha presentato La via dei librai di Palermo, la fiera letteraria che si snoda lungo il Cassaro alto: tra Caffè letterari en plein air ed editori indipendenti, VandA edizioni presenta Agenda rossa di Giulia Mafai.

Per leggere il pezzo di Repubblica sull’evento, clicca QUI

Ricordiamo a tutti la presentazione:

Lunedì 25 aprile
Piazza Bologni, isola Sciascia
Presentazione di Agenda rossa di Giulia Mafai
Parteciperanno Ariel Mafai, Beatrice Agnello e Gianfranco Perriera. 
Letture di Sabina Mafai.

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Recensione “Carne da macello” di Carol J. Adams

Il 10 aprile 2022, sul suo blog “Diario di ErreBi”, Romina Braggion ha recensito Carne da macello. La politica sessuale della carne di Carol J. Adams.

“In Carne da macello, con una  rara visione di insieme, Adams sviscera il concetto del referente assente e lo connette a una serie di aspetti relativi al femminismo e al veganismo. […] Adams analizza il dispositivo della violenza. […] Adams include una pletora di immagini tratte da pubblicità becere, tutte a tema creofago. […] Al termine della lettura del saggio di Adams, la riflessione maturata riguarda l’urgenza di affiancare a femminismo, veganismo e antispecismo, il tema dell’ambientalismo”.

Per leggere l’articolo completo clicca QUI.

 

 

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Rassegna stampa Carne da macello di Carol J. Adams

Carne da macello di Carol J. Adams è un libro che ha fatto molto discutere, scatenando un’incredibile reazione mediatica e provocando gli insulti della stampa conservatrice.

Ecco la rassegna stampa relativa a questo importante volume:

Il Manifesto

PhilosophyKitchen.com

Culturafemminile.com

La mano sinistra

La casa delle donne di Milano

Vocisinistre

Leggere Donna

Filosofemme

Radio Radicale

Amoreaquattrozampe.it

Corriere.it

Diario di ErreBi

L’Internazionale

 

 

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Quarant’anni dalla comune di Greenham: “Arrivammo contro la guerra. Siamo rimaste per il femminismo.”

Nel 1982 Julie Bindel si unì alle 30mila donne attorno alla base in protesta contro le armi nucleari. Qui racconta il punto di svolta che quella protesta rappresentò per le loro vite.

Di Julie Bindel
(della stessa autrice, Il Mito Pretty Woman)


Nel settembre 1981 trentadue donne, quattro uomini e molti bambini marciarono da Cardiff fino a Berkshire per protestare contro l’installazione di armi nucleari alla base aeronautica inglese di Greenham.

L’anno seguente, le fondatrici dichiararono l’accampamento “per sole donne”, e il campo di pace femminile comune di Greenham divenne uno degli esempi più noti e duraturi di proteste femministe degli ultimi tempi.

Il campo fu costruito attorno alla base RAF per protestare contro il posizionamento di armi nucleari americane su suolo britannico. Affrontando la polizia e i soldati, le donne gridavano: “State dalla parte del suicidio? State dalla parte dell’omicidio? State dalla parte del genocidio? Da che parte state?”

Rebecca Mordan, al tempo una bambina, fu portata a Greenham da sua madre. “Era profondamente catturata dal femminismo radicale,” dice Mordan. “Stava sul palo del telefono, di notte, e faceva la guardia al campo, così che le donne potessero dormire. Era all”Università del Femminismo’.”

Nell’agosto 2021, per nove giorni, Mordan ha ripercorso con decine di donne il cammino che nel 1981 la portò da Cardiff alla comune di Greenham, per concludere il viaggio con un weekend di celebrazioni culminate con l’anniversario della marcia.

“Non vogliamo che le donne muoiano e portino con sé le testimonianze di Greenham”, dice Mordan, che ha lanciato il sito Greenham Women Everywhere (Donne di Greenham Ovunque), e ha curato il libro Out of the Darkness, basato sulle storie del campo.

Tra il 1981 e il 2000, quando il campo fu restituito ai residenti, più di 70.000 donne manifestarono, ballarono, cantarono e agirono in prima persona, tagliando le recinzioni e facendo irruzione nelle torri di guardia. Fu la più numerosa protesta di donne dai tempi del Movimento per il suffragio femminile.

“I missili da crociera furono rimossi, le leggi internazionali cambiarono, la base aeronautica fu restituita al popolo. La base costò agli americani milioni di sterline, e intanto queste donne parlavano alle Nazioni Unite. Migliaia di donne aderirono al femminismo radicale, anche se restavano al campo soltanto una settimana. L’esperienza mostrò loro l’oppressione, fece avvicinare le donne borghesi alle donne operaie. Fu vero femminismo intersezionale,” dice Mordan.

La comune di Greenham e i suoi slogan presto divennero fonte di imbarazzo per il governo britannico e americano.

“Nel 1982, quando mi unii a 30mila donne in cammino per Greenham per ‘abbracciare la base’, l’unico mezzo pubblicitario erano le lettere a catena inviate tramite gruppi di donne. La gente sente parlare di Greenham e pensa subito a donne di mezz’età e si chiude,” dice Mordan.  E invece erano donne di tutte le età, di ogni estrazione sociale che si unirono a Greenham.

“Dobbiamo portare avanti l’eredità delle donne di Greenham. I ragazzi e i giovani chiedono sempre ‘Perché non ci hanno parlato di questo? È un furto culturale’”, dice Stephanie Davies, donna di Greenham e autrice di Other Girls Like Me.

“Quando si parla di Extinction Rebellion, si fa spesso riferimento alle Suffragette, ma non si parla mai delle donne di Greenham,” spiega Davies. “Il campo mi offrì un riparo dalla violenza maschile, lo trovai lì in altre donne, specialmente quelle in fuga da relazioni abusive.”

Ricordo che frequentavo un club per sole donne ad Islington il venerdì sera. Da un van scendevano le donne di Greenham, per rinfrescarsi al bagno prima di ballare senza sosta e bersi una pinta. Si riconoscevano da subito per i loro tagli alla moicana colorati e i loro vestiti sporchi, che sapevano di legna bruciata.

Con la vita al campo, molte donne eterosessuali sposate si resero conto che potevano non aver a che fare con gli uomini e instaurarono relazioni con altre donne. Molti giornali avevano dei pregiudizi e descrivevano le donne di Greenham come “sporche, sozze lesbiche”. Con quella singola espressione di odio diveniva facile condannare il femminismo di sinistra e l’attivismo pacifista in un colpo solo.

Scegliere Greenham non fu facile. Combattevo contro stupro e violenza domestica al tempo, e gli obiettivi di affetto e cura delle donne che protestavano per la pace rientravano negli stereotipi sessisti sulle donne. Vivere al campo, al gelo, e mangiare stufato di lenticchie in continuazione erano un ulteriore deterrente.

Eppure io ero attratta dall’idea di Greenham per due motivi: primo, perché le relazioni lesbiche e i legami stretti tra donne venivano normalizzati, e si apriva la possibilità di rapporti alternativi anche a donne che non li avevano mai presi in considerazione: erano tempi in cui l’omofobia la faceva da padrone, prima della Section 28, e molte donne lesbiche perdevano la custodia dei propri figli contro mariti violenti.

Un altro motivo di fascinazione era il modo in cui le attiviste collegavano le forze dell’ordine, il militarismo, la guerra e le quotidiane forme di violenza maschile contro le donne.

Nonostante il campo, il primo missile di crociera arrivò a Greenham nel 1983, ma le proteste continuarono per tutti gli anni ’80: molte donne furono condotte a processo, sanzionate o persino incarcerate.

Il trattato sulle forze nucleari a medio raggio firmato da Stati Uniti e Russia nel 1987 spianò la strada alla rimozione dei missili di crociera da Greenham tra il 1989 e il 1991. Nel 1992 l’aeronautica americana lasciò la base, poco dopo le forze britanniche fecero lo stesso. Al campo di pace le proteste contro le armi nucleari continuarono fino al 2000.

Oggi, parte di Greenham è un’area produttiva, mentre il resto è divenuto suolo pubblico.

Rebecca Johnson arrivò al campo nel 1981 e visse lì per cinque anni. È direttrice e fondatrice dell’Acronym Insitute for Disarmament Diplomacy, che promuove l’uso della diplomazia per il disarmo nucleare, nonché co-fondatrice della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, e vicepresidente del Centro per il disarmo nucleare.

“Molte di noi si unirono contro le armi nucleari e rimasero per il femminismo. Dopo quarant’anni, sembra che si continuino a combattere le stesse lotte. Abbiamo creato connessioni con le donne che in tutto il mondo vivono guerre e conflitti,” dice Johnson.

Forse la nostalgia contribuisce alla gioia che quel campo donò alle donne che non avevano potuto vivere al di fuori di nuclei familiari eterosessuali, o lontane dal controllo degli uomini. Quelle donne che vivevano in comune su una scala così larga sono probabilmente il più brillante gruppo di autocoscienza femminista in tutta la storia del movimento.