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Scopri l’autore: Federico Nanut

Federico Nanut ha quarant’anni, una laurea in lingue e letterature straniere, e tanti lavori nel curriculum (copywriter, responsabile di una scuola d’inglese…). Nel 2008 ha pubblicato con  Excelsior 1881 il suo primo romanzo “In Africa saremmo già morti”.

Ecco come il nostro Autore ha risposto al celebre questionario di Proust, qui riadattato per VandA.

Il tratto principale del tuo carattere?
La focosità.

La qualità che preferisci in un uomo?
La bellezza.

E in una donna?
L’ironia.

Il tuo migliore amico?
Il Moment.

La tua occupazione preferita?
Fare politica.

Il tuo sogno di felicità?
Avere un Rolex.

Quel che vorresti essere?
Astronauta.

Il Paese dove vorresti vivere?
Cina.

Quello che detesti più di tutto?
I balletti in televisione.

Il primo libro che hai letto?
Yo, brothers and sisters: siamo o non siamo un bel movimento? (Jovanotti)

Il libro che vorresti vedere pubblicato?
Un inedito di Rimbaud.

Il libro che ha cambiato la tua vita?
Tutti quelli di Coelho.

Cartaceo o digitale?
Entrambi.

Il tuo motto?
Uccidere e spalare la neve sono fatica sprecata: ci pensa il tempo

 

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Scopri l’autore: Maurizio Campisi

Maurizio Campisi (Rivoli, 1962) è stato collaboratore e corrispondente di varie riviste italiane ed estere (Diario, Narcomafie, D di Repubblica, Peacereporter, La Juventud di Montevideo , Liberación e altre). Freelance, attualmente è collaboratore dall’America Centrale per la Radio Televisione Svizzera e per l’agenzia di stampa Pangea News. Ha pubblicato due libri, “Centroamerica. Reportages” e “Sandino. Il generale degli uomini liberi” (entrambi per Fratelli Frilli Editori, Genova), e l’e-book “Pelle di Serpente. Lo sfruttamento infinito delle risorse dell’America Latina” (Editorial Intangible, Valencia), pubblicato anche in spagnolo e in edizione cartacea per Marcovalerio, Torino. Nel 2013 è uscito per VandA ePublishing “Il segreto di Julia”, il primo di una serie di romanzi gialli che hanno come protagonista l’intendente Rodrigo Navarra. Vive in Costa Rica.

Ecco come il nostro Autore ha riposto al celebre questionario di Proust, qui riadattato per VandA.

Il tratto principale del tuo carattere?
La pazienza.

La qualità che preferisci in un uomo?
La lealtà.

E in una donna?
La complicità.

Il tuo migliore amico?
Mia moglie.

La tua occupazione preferita?
Scrivere.

Il tuo sogno di felicità?
Peace and Love.

Quel che vorrei essere?
Un’aquila.

Il Paese dove vorresti vivere?
È quello in cui vivo, la Costa Rica.

Quello che detesti più di tutto?
Arroganza, ipocrisia e ignoranza.

Il primo libro che hai letto?
Da bimbo, Zanna Bianca, di Jack London.

Il libro che vorresti vedere pubblicato?
Il libro degli esclusi.

Il libro che ha cambiato la tua vita?
Sulla strada, di Jack Kerouac.

Cartaceo o digitale?
Quasi sempre e solo digitale.

Il tuo motto?
Ottimista, sempre.

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Una seriale odiatrice di uomini


di Giovanna Zapperi (Il Manifesto, 12 dicembre 2017)


«Trilogia SCUM. Scritti di Valerie Solanas»: un libro a cura di Stefania Arcara e Deborah Ardilli (Vanda e-publishing / Morellini editore) che raccoglie in un’edizione integrale i testi della femminista radicale che sparò a Andy Warhol.

Valerie Solanas è una figura centrale quanto controversa nelle storie del femminismo. Autrice nel 1967 del celebre Manifesto SCUM – il manifesto della «Società per l’eliminazione del maschio», di cui era fondatrice e unica affiliata – Solanas, pur considerandosi una rivoluzionaria, non si è mai identificata con il movimento delle donne, né con nessun movimento di liberazione, incarnando così un’esteriorità che non ha mai smesso di interpellare la critica femminista. La sua fama si intreccia inoltre in modi contraddittori con ciò che l’ha resa celebre, ovvero il tentativo di assassinare Andy Warhol nel giugno del 1968.

LA FORTUNA DEL MANIFESTO è infatti legata a questo evento e alla dubbia operazione editoriale che di fatto espropriò l’autrice della sua opera, divenuta poi in pochi anni un testo fondamentale per il nascente movimento femminista.

È davvero una bella notizia quella della pubblicazione degli scritti di Valerie Solanas, finalmente presentati integralmente in una nuova traduzione accompagnata da un approfondito apparato critico a cura di Stefania Arcara e Deborah Ardilli (Vanda e-publishing / Morellini editore). Accanto al Manifesto SCUM sono infatti tradotti per la prima volta l’atto unico In culo a te del 1965, l’esilarante Come conquistare la classe agiata. Prontuario per fanciulle, scritto nel 1966, e infine L’Ospedale psichiatrico di Belleview è gli Stati Uniti del Caazzoo (1970), poesia scritta da Solanas mentre si trovava rinchiusa nella struttura, nello stato di New York tra il 1969 e il 1970. Probabilmente, spiegano le curatrici, altri testi sono andati perduti dopo la morte dell’autrice nel 1988, la cui vicenda è stata caratterizzata dalla marginalità e dall’isolamento che permeano tanto la sua biografia quanto il rapporto con i movimenti rivoluzionari a lei contemporanei.

Stefania Arcara afferma nell’introduzione che «Valerie Solanas ha rappresentato l’epitome della lesbica mascolina, odiatrice di uomini, quindi pazza, una figura scomoda e imbarazzante per il femminismo liberale e, al tempo stesso, bersaglio perfetto per qualsiasi discorso antifemmista».

SE IL FEMMINISMO LESBICO e radicale degli anni settanta ha permesso di leggere politicamente la dissidenza di Solanas, la questione del rapporto tra l’autrice del Manifesto SCUM e il femminismo americano e internazionale è piuttosto complessa, come spiega Deborah Ardilli nel suo saggio che ricostruisce le vicende alterne della ricezione dello scritto, indicando anche l’attualità di una lettura «politica» di Solanas. È infatti innegabile che i suoi scritti continuino a trovare risonanza in un presente ancora segnato dalla violenza maschile e in cui sessualità, riproduzione e lavoro sono più che mai al centro dell’agenda femminista.

Nel Manifesto SCUM, tali questioni sono affrontate in chiave distopica attraverso una scrittura che si appropria della radicalità di stampo avanguardista, combinandola con la fantascienza e il tono da trattato teorico-politico, che però diventa qui definitivo e senza concessioni, anche se non privo di umorismo.

L’INCIPIT DEL MANIFESTO rimane emblematico di quello che è stato definito come un «femminismo terrorista», ossia l’ambizione di portare la lotta per la liberazione femminile al suo limite più terrificante e conflittuale, quello dell’eliminazione pura e semplice dei maschi: «Per bene

che ci vada, la vita in questa società è una noia sconfinata. E perché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di spirito civico, responsabili e avventurose non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione completa e distruggere il sesso maschile».

LEGGERE O RILEGGERE i testi di Solanas in questa fase di ripresa del movimento femminista è un’esperienza particolarmente stimolante e senz’altro la pubblicazione di questo volume partecipa del rinnovato interesse per la radicalità del femminismo degli anni settanta, proprio nel suo porsi come movimento rivoluzionario capace di resistere all’integrazione culturale, puntando su una riconfigurazione globale dei rapporti sociali.

Carla Lonzi, che si era in qualche modo riconosciuta nel carattere «non recuperabile» (né come arte, né come cultura, né tanto meno come avanguardia) del Manifesto SCUM, scrive che Valerie Solanas «si è presa l’incomodo di odiare gli uomini, è da questo stress che le deriva la lucidità su di loro». L’arte e la cultura sono non a caso tra i bersagli del testo di Solanas, che ravvisa proprio nella figura del grande artista l’incapacità maschile di entrare in relazione e nell’arte la grande truffa ai danni delle donne nel fabbricare un mondo totalmente artificiale e privo di senso. «Un ‘artista maschio’ – scrive Solanas è una contraddizione in termini», proprio perché intrappolato nelle menzogne che gli impediscono di creare qualcosa di autentico.

IL TESTO DI SOLANAS è costruito su un ribaltamento di significati, in cui le caratteristiche tradizionalmente assegnate alle donne, come passività e debolezza, vengono ora addossate agli uomini. In questo contrappunto, in cui gli uomini occupano adesso la posizione disumanizzante che il patriarcato è solito attribuire alle donne, l’antagonista per eccellenza non è tanto il maschio, quanto quelle che Solanas chiama «le figlie di papà», le donne «per bene» che si fanno complici della propria oppressione.

Se questo rappresenta uno dei nessi che collegano tra di loro i diversi scritti dell’autrice, è forse anche il punto che più facilmente rischia di non essere compreso se letto attraverso le lenti di un femminismo liberale. Ciò che è in questione infatti è la necessità di combattere l’oppressione ancora più che l’oppressore, in particolare quando questa è stata interiorizzata al punto da suscitare adesione entusiastica e incondizionata, facendo dell’oppressione l’unica forma di vita ammissibile per le donne. Il femminismo di Solanas insomma punta dritto alla violenza delle strutture patriarcali. Il suo carattere eccedente, distopico e irrimediabile rappresenta, in questo senso, esattamente il suo punto di forza.


© 2018 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE

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Novità – Milano nei miei occhi

 

Raccolti nel catalogo Milano nei miei occhi, i dipinti di Adriana Luperto presentano con un linguaggio unico il suo mondo interiore. Pur recuperando la semplicità e l’innocenza dell’infanzia, le sue opere non sono sdolcinate, anzi da esse traspare una grande energia. Tutto questo per dichiarare l’amore per una città, Milano, in cui l’artista ha vissuto e da cui è stata catturata. Nelle sue tele, i protagonisti sono gli “ultimi“, dai clochard ai “drogatini”. Milano appare come una metropoli svuotata da altri personaggi: i borghesi diventano solo passanti, silhouette nere senza volto e senza individualità. Non mancano tributi alla città della moda e alla poetessa maledetta dei Navigli, Alda Merini, con l’immancabile sigaretta. E ancora, è rappresentata la vita milanese e i suoi punti di ritrovo:  il locale Le Scimmie (Musica a Milano), dove si suona il jazz, il bar Magenta (L’attesa) e il bar delle ragazze Cicipciciap.

Adriana Luperto ha sempre esposto le sue opere in luoghi estranei al sistema ufficiale dell’arte per rimarcare la sua identità di outsider. Nata a Lecce l’8 dicembre 1963, disegna e dipinge da quando aveva 11 anni. A 13 anni vince il suo primo premio, Monumenti della Puglia, con disegni a china e acquarello che usa per raccontare la sua terra. A 21 anni si trasferisce a Milano e all’inizio degli anni Novanta lavora con continuità a scenografie, murales e allestimenti per la discoteca Morandi di Lugano. Negli anni ha continuato ad esporre le sue opere in diverse città, tra cui Bologna, Venezia e Lecce. Nel 2017 VandA.ePublishing ha pubblicato il catalogo La solitudine dell’amore.  

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Novità – La materia sapiente del relativo plurale

 

La materia sapiente del relativo plurale ha un importante compito: liberarci dal grande bluff del patriarcato. Con queste pagine Daniela Pellegrini ha voluto condividere con i suoi lettori il percorso reale della materia dei suoi pensieri, per tener conto dei fatti e dei misfatti che li hanno generati.

Pellegrini prevede per il futuro una nuova organizzazione sociale. Di questa nuova elaborazione il movimento delle donne si deve far carico e diventare punto di riferimento non per femminilizzare, ma per depatriarcalizzare la politica e le vite di tutta la specie.

Tendiamo a pensare che il patriarcato sia l’unico tipo di società esistito ed esistente, ma in realtà non è così. Le donne hanno sofferto l’essere chiuse fuori, tanto da indurle a desiderare di essere dentro, partecipare, chiedere stessi diritti, parità, uguaglianza. Ma peggio è essere chiuse dentro, e non solo chiuse dentro gli stereotipi del femminile forzati e imposti dal potere del maschile, ma dentro la sua cultura, quella del possesso, dell’abuso e della liceità. Il presupposto è scegliere il fuori come punto di avvistamento ed elaborare la sua costruzione finalmente sapiens. Quindi ora è di nuovo tempo di parlar chiaro, di rinfrescarsi la vista: per troppo tempo non lo si è più fatto e ora se ne vedono le conseguenze.

Classe 1937, Daniela Pellegrini è sempre stata una femminista radicale attiva. Nel 1964 ha ideato il primo gruppo politico italiano di donne, Dacapo, divenuto poi Demau, perorando il “separatismo” come vera autonomia dal patriarcato. Nel 1981 ha fondato a Milano, insieme a Nadia Riva, Cicip & Ciciap, primo circolo culturale e politico femminista, che rappresenta un’opportunità unica per tutte le donne che desiderino parlare, parlarsi, scambiarsi pensieri e punti di vista su se stesse e sul proprio rapporto con il mondo. Sempre con Nadia Riva ha creato la rivista Fluttuaria, segni di autonomia nell’esperienza delle donne, attiva dal 1987 al 1994, su cui sono apparsi molti suoi scritti.

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Novità – Io abito, sono abitato

Filosofi spazzini per abbattere luoghi comuni, un Airone cinerino per iniziare un viaggio migrante, Pianoforti per una dolce armonia, la Pace depressa in cura dallo psicanalista. Io abito, sono abitato è un collage di storie e metafore per entrare nel cuore e nella parte migrante di ciascuno di noi, grande e piccola. L’ospitalità è al centro del discorso. L’accoglienza è vista come la prima apertura da cui deriva un rapporto umanamente ricco basato sulla solidarietà. Dare e ricevere non possono essere contrapposti, al contrario, sono necessariamente uniti. «Il diverso non è mai esotico ma “diversamente familiare” e soprattutto facile da “addomesticare”, come ci insegna Il Piccolo Principe». L’obiettivo di questo libro è spingere i bambini a riconoscere l’altro-come-se-stesso, anche se ha la pelle di un colore diverso, un diverso modo di vivere, abitare, mangiare e giocare.

Agnese Bizzarri ci ha abituati alle sue storie profonde ma raccontate con parole dolci per rivolgersi ai più piccoli.  Con VandA.ePublishing, infatti,  ha pubblicato gli ebook C’era una volta… anzi no! (2015), Dentisti, dinosauri e altre strane creature (2016, adottato in tutte le scuole dell’infanzia e primarie di Parma come progetto educativo) e 12 case, tanti pianeti (2016). Si occupa anche di progetti educativi e culturali presso fondazioni, enti, pubbliche amministrazioni, università e associazioni non profit e per il sito Che Forte.it cura la rubrica La mitologia spiegata ai bambini.