di Alessandro Cannavò (Corriere della Sera, 9 agosto 2014)
– Un ebook sul passato e i tesori della provoncia. Dalle leggende alle illusioni di Platone. Anche Vittorini ne fu sedotto.
La luce. Accecante, per la pietra calcarea che forgia la struttura dei palazzi. Il buio. Delle stupefacenti latomie, delle catacombe, dei bagni ebraici. La luce e il buio. Con Siracusa. Dizionario sentimentale di una città (in versione ebook) di Giuseppina Norcia, divulgatrice culturale, studiosa di teatro antico e cultura classica, ha fatto di questo contrasto il perno di un’affascinante narrazione che lega con un filo di Arianna passato e presente.
Chi viene per la prima volta a Siracusa rimane abbagliato dalla bellezza di Ortigia, l’isolotto-quartiere che compete nel suo chiarore lo scintillio del mare. Un incanto con il forte sapore dell’immaginazione; che non vede (o poetizza) la fatiscenza di mlti edifici, mosso salle suggestioni di mito e storia. E allora bisogna ripercorrere la leggenda della ninfa Aretusa e del fiume Alfeo, suo spasimante, per capire una città circondata dall’acqua salata ma che deve la sua fortuna alle acque dolci.
o rievocare, mirando il tramonto sulla baia naturale del porto vecchio (ogni tanto approdo di yatch di emiri e rockstar), l’eoica e vittoriosa battaglia navale contro gli ateniesi che sancì la potenza della Siracusa greca. O ancora contemplare, dalle alture del Castello Eurialo, i resti delle mura monumentali volute dal tiranno Dionigi e nel contempo fissare attoniti la distesa di ciminiere dello stabilimento petrolchimico, lungo la costa a nord della città, tempio moderno di un illusorio sviluppo economico. L’illusione fu già di Platone che pensava di cambiare Dionigi e il suo erede Dionigi II, applicando qui la sua idea di governo guidato dalla filosofia; ma anche Elio Vittoini, che a Ortigia crebbe enlla casa dei nonni e tornò nel ’43 pensando di radunare alcune forze di liberazione: l’addio a Siracusa fu con una bella nuotata davanti al lungomare di Levante.
Gloria e oblio. La potenza immagnifica della tragedia greca portò qui Eschilo a creare un paio di opere; salvò alcunii prigionieri ateniesi perchè conoscevano a memoria i versi di Euripide; cento anni fa spinse il grecista Ettore Romagnoli a recuperare il magnifico teatro antico, ridotti a scenario di pascoli e lavandaie. E poi l’immaginazione-ossessione di Maupassant, venuto nel 1885 solo per ammirare la Venere Landolina appena ritrovata, come se fosse un’amante in carne e ossa.
Tutto scompare e riappare, a Siracusa, come i suoi fiumi carsici. E Norcia trova la metafora ideale in Archimede, immerso nelle sue ultime formule mentre la ciittà cedeva all’assedio dei Romani: la sua tomba ben presto ignota ai siracusani, trovata poi da Cicerone e di nuovo sparita; il suo Metodo cancellato secoli dopo con del succo di limone, ricodificato, ricomparso e poi riemerso e battuto all’asta da Christie’s. un gioco di specchi senza fine.